venerdì 5 dicembre 2014

Storie di un appartamento






  Salve stranieri,
questa sera vorrei condividere con voi il primo capitolo di una storia che ho cominciato a scrivere diverso tempo fa.
Spero possa intrattenervi per qualche minuto.
Se lo ritentete, posso in futuro postare anche il secondo capitolo e magari, sempre se la cosa funziona, continuare a scrivere questa storia.
Per qualsiasi commento e domanda ci scriviamo nei commenti sotto il post.
Buona Lettura




Prefazione

“Certe storie possono essere raccontate solo da chi rimane ad osservare."
Me lo sono sempre detto. I più affidabili cantastorie probabilmente sono il cielo, le stelle, i muri, le strade...
A me, per esempio, è capitato di imbattermi in alcune storie raccontate da un appartamento.
Una casa rimane sempre lì. Nonostante passi il tempo, sopravvive alle persone che l' hanno abitata; assiste in religioso silenzio ai litigi, alle storie d'amore, ai successi, ai fallimenti.




















 Capitolo 1

Quel giorno mi trovavo nella città che mi aveva ospitato durante i miei anni di studio all'università.
Peccato che la facoltà che scelsi all’epoca, non avrebbe avuto nulla a che fare con quella che è divenuta poi la mia professione.
Nonostante sapessi di avere poco tempo, volevo ritornare alla mia vecchia casa da studente.
Desideravo rivederla, dopotutto lì era iniziato tutto.

Mentre camminavo a passo svelto mi chiedevo chi potessero essere i nuovi ospiti dell'appartamento. di inquilini ne erano passati tanti.
Una volta arrivato mi attendeva un'amara sorpresa; non trovai nulla.
L’intero palazzo era stato abbattuto.

Mi avviai verso l'angolo della strada, lì da sempre c'era un negozio gestito da un vecchio calzolaio.
Ero certo che l'anziano signore si ricordasse di me.
Molte volte mi ero recato al suo esercizio, non tanto per farmi riparare le scarpe ma quanto per fare copie di chiavi.
Aveva l'attrezzatura per duplicarle, ed io purtroppo perdevo spesso le mie, tanto che arrivai al punto di lasciargli una copia delle chiavi per non rischiare di rimanere fuori casa.
L’uomo abitava proprio sopra il suo negozio per cui sarebbe stato facile trovarlo in caso di bisogno.

Non mi sbagliavo, il vecchio mi riconobbe subito. “Era ora che passasse da queste parti, cominciavo a pensare che lei fosse uno di quei tipi ingrati che quando raggiungono il successo spariscono dalla circolazione!"
Mi tempestò di domande alle quali risposi nel modo più vago possibile.
Quando gli chiesi del vecchio palazzo si rattristò subito; mi raccontò che purtroppo non c'era stato nulla da fare, anche se si trattava di un edificio storico erano riusciti a buttarlo giù.
“Ci hanno detto che era pericolante e che era necessario per la sicurezza, come se quel palazzo potesse davvero essere il problema di questa strada, vedesse la sera cosa succede qui.” aggiunse in tono polemico.
La notizia mi rammaricò molto, lo ringraziai e feci per uscire, l'anziano signore mi fece promettere di tornare a trovarlo, lo guardai, sorrisi, non risposi e uscii in strada.
Sapevo di non poter mantenere simili promesse.
Una volta fuori mi accesi una sigaretta e rimasi qualche minuto ad osservare il vuoto che un tempo ospitava il muro e il portone della mia vecchia abitazione.
Stavo quasi per andarmene quando il vecchio calzolaio uscì fuori dal negozio con particolare furia.
"Senta" mi disse “Mi è venuta in mente una cosa, l'ultima inquilina del suo stesso appartamento prima di andare via è passata a salutarmi, mi ha raccontato di aver trovato un diario in un cassetto della vecchia libreria che era nell'appartamento. Sospetta possa essere il suo ma non sapeva come rintracciarla per restituirglielo. Io non ho saputo come aiutarla dato che lei non aveva lasciato recapiti una volta lasciata la città. Ad ogni modo, la ragazza lavora al caffè del centro. La riconoscerà sicuramente, è l'unica signorina a lavorare lì." Mi disse compiaciuto, tutto contento di aver fatto la sua buona azione quotidiana.
“La ringrazio molto ma la signorina deve essersi sbagliata" dissi con fare sicuro e distaccato "Non ho mai posseduto un diario, deve essere appartenuto a qualcun altro". Accennai un sorriso, poi andai via.

Mentii, in realtà quel diario era proprio il mio ma non avevo alcuna intenzione di ammetterlo.
Anni prima lo avevo cercato tanto prima di trasferirmi; non trovandolo ero partito, certo di non rivederlo mai più.
Non mi sarei mai aspettato di averne notizie dopo così tanto tempo e, soprattutto, non avevo mai preso realmente in considerazione la drammatica possibilità che il mio diario privato potesse essere letto da uno sconosciuto.

Il cassetto della libreria a cui si riferiva il vecchio calzolaio era stato per me fonte di grandi fantasie diversi anni prima quando lo aprii per la prima volta.
Quel cassetto conteneva tutta una serie di oggetti che probabilmente un tempo arredavano l'appartamento. Alcune cose erano decisamente di cattivo gusto, ed è forse per questo che i diversi inquilini le avevano confinate lì dentro.
Ricordo ancora i mostriciattoli di ceramica e tutta una serie di cianfrusaglie che con tutta probabilità dovevano essere delle bomboniere.
Trovai persino un vecchio metronomo che, a differenza delle altre cose, mi piaceva molto; non rimase a lungo nel cassetto, decisi di metterlo in bella vista su uno dei mobili del salotto.
Quel cassetto mi faceva simpatia, non doveva essere piacevole contenere solo le cose ritenute di cattivo gusto. Cominciai ad usarlo per conservare il mio diario al quale tenevo indubbiamente moltissimo, così, per farlo sentire meno disprezzato.
I primi tempi scrivevo molto ed allora il cassetto era in piena attività, ma con il passare del tempo e con l'aumentare degli impegni finii per aprirlo sempre meno, fino a non aprirlo più.
Prima di lasciare quella casa avevo più volte svuotato il cassetto per portare via il diario ma non l’avevo mai più trovato.

Quella sera tornai in albergo piuttosto pensieroso e avvolto da una leggera malinconia.
Nonostante non avessi alcuna voglia di mettermi a rincorrere il passato, sentivo che il passato sarebbe comunque tornato da me.

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